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La didattica a distanza vista da vicino: da soluzione di emergenza ad opportunità per il futuro

“In questi giorni di sospensione delle attività didattiche è emersa chiaramente quale sia la funzione della scuola all’interno della nostra società e quale importanza essa rivesta”

A ormai due mesi dalla chiusura delle scuole, il Sovrintendente Gullotta traccia una prima riflessione e sottolinea anche come “Tutti abbiamo potuto vedere come siano fondamentali il rapporto e la collaborazione fra docenti e genitori: le figure adulte di riferimento dei nostri ragazzi”. Nel corso dell’emergenza il Sovrintendente Gullotta ha più volte ringraziato tutto il personale scolastico che si è trovato a gestire una situazione assolutamente nuova, quella della cosiddetta didattica a distanza di cui in questi giorni si sente continuamente parlare.

Ma in cosa consiste questo tipo di lezioni? “Innanzitutto, possiamo dire cosa la didattica a distanza NON è. Non è una semplice trasmissione video della lezione classica, quella frontale. Non è neppure il semplice invio di compiti agli studenti, senza alcun contatto a distanza. E non è neppure una soluzione perfetta, senza alcuno svantaggio. Qualsiasi modalità didattica presenta vantaggi e svantaggi: l’impegno richiesto ai docenti è proprio quello di potenziare i lati positivi e minimizzare quelli negativi. In ogni caso alla base di ogni azione sta una attenta e corretta programmazione”.

Cosa significa concretamente questo per un insegnante?

Per preparare la didattica a distanza è necessario pianificare, in collaborazione fra i colleghi di tutte le discipline, l’organizzazione di intere settimane o periodi anche più lunghi. In questo senso la didattica a distanza aumenta ulteriormente l’importanza della collaborazione fra colleghi: si collabora per la scelta dello strumento tecnologico, per evitare la sovrapposizione fra discipline, per distribuire il carico cognitivo sugli studenti e per garantire omogeneità nella azione dei docenti. Questo permette ai docenti di bilanciare la quantità di momenti di lavoro in contemporanea (le lezioni a distanza) con quelli svolti in autonomia dagli alunni.

Ogni argomento deve poi essere spezzettato in microlezioni -si parla di microlearning-, perché la densità di informazioni trasmesse a distanza è molto maggiore rispetto alla lezione in classe e la singola unità di apprendimento va progettata nei minimi dettagli. La lezione ideale dura all’incirca 40/45 minuti, devono essere chiari gli obiettivi da raggiungere, deve essere prevista la sequenza dei comportamenti che gli studenti dovranno svolgere e la loro durata e infine va controllato il procedere dell’attività.

Un impegno notevole!

“Esatto: i nostri docenti stanno facendo un lavoro encomiabile” sottolinea Gullotta “Lo sforzo di riprogettare l’attività didattica completamente e in grande velocità non è assolutamente cosa da poco! Anche quei docenti che da tempo utilizzavano già gli strumenti digitali, come ad esempio le piattaforme per la condivisione di materiali, o le metodologie innovative, come la classe capovolta, che possono essere molto utili per fare didattica a distanza hanno avuto bisogno di tempo per riorganizzarsi, perché, ripeto, non è un lavoro banale. Molti di loro hanno investito del tempo nell’aggiornamento, hanno visionato ore di proposte didattiche, hanno cercato informazioni sulle esperienze di successo già svolte…insomma si sono dati da fare, dimostrando spirito di iniziativa, volontà di mettersi in gioco, capacità di adattamento, creatività e flessibilità: in una parola resilienza”.

E per il futuro? Quale modello di scuola ci aspetta?

“Non possiamo sapere oggi quale sarà la fisionomia della scuola di domani. Non abbiamo la possibilità di scegliere in anticipo il modello che riteniamo più adeguato: dovremo avere pronte più soluzioni, per rispondere alle esigenze degli studenti, delle famiglie e dei docenti senza mettere a rischio la salute di nessuno”, così Gullotta, che sottolinea anche come la scuola possa trasformare questa emergenza in un’opportunità: “queste innovative modalità di fare lezione non sarebbero mai state sperimentate contemporaneamente da tutti gli insegnanti in condizioni di normalità. Sono certo che i docenti continueranno ad usare molti degli strumenti che hanno conosciuto in questi giorni anche una volta rientrati in classe”. Ed è proprio sulle innovazioni didattiche e sulle modalità di ripresa a settembre che sta lavorando il gruppo di lavoro organizzato dalla Direzione Istruzione e Formazione italiana, a quale è possibile inviare suggerimenti o proposte per e-mail a 

scuola.italiana@provincia.bz.it

CA