FAQ
Le seguenti risposte sono state redatte dal gruppo di lavoro costituito da rappresentanti del Consiglio dei Comuni e della ripartizione Natura, paesaggio e sviluppo del territorio.
La risposta è data nella lingua scelta nella relativa domanda.
Le domande e le risposte sono assegnate secondo i temi (titoli) della legge provinciale Territorio e paesaggio.
Le risposte alle singole questioni devono intendersi riferite alla migliore applicazione operativa della L.P. n. 9/2018. Si precisa che le interpretazioni proposte potranno subire mutamenti nel corso del tempo per effetto di circostanze sopravvenute, quali modifiche a livello legislativo o giurisprudenziale.
- [Generale]
Opere ed interventi per il superamento delle barriere architettoniche - Calcolo della volumetria/Anlagen und Eingriffe zur Beseitigung von architektonischen Barrieren - Berechnung der urbanistischen Kubatur
Con riferimento ad un progetto per la realizzazione di un vano ascensore in sostituzione di un volume preesistente attualmente destinato a WC, si domanda se le cubature necessarie per l’adattamento degli edifici esistenti alle normative in materia di superamento delle barriere archi-tettoniche assumano rilievo ai fini della determinazione della cubatura urbanistica ovvero possa-no escludersi (come avveniva in passato ex art. 77 LP n. 13/1997) dal computo della stessa.
- L’articolo 77, comma 1 della L.P. n. 13/1997 (“Adeguamento degli edifici esistenti”), disponeva che “i volumi tecnici e le opere necessarie per adeguare edifici esistenti alle norme di legge in materia di pre-venzione degli incendi e di eliminazione delle barriere architettoniche”, oltre ad essere esentati dal con-tributo di concessione di cui all’articolo 73 della medesima legge, potevano essere realizzati (anche) “in deroga agli indici di edificazione contenuti nei piani urbanistici comunali o nei piani di attuazione” eventualmente approvati; ragion per cui - nella vigenza della citata disposizione - si ammetteva che le opere e gli interventi a tal fine necessari, ove realizzati negli edifici preesistenti, potessero essere esclusi dal computo del volume urbanisticamente rilevante. Tale previsione è stata tuttavia abrogata per effetto dell’entrata in vigore della L.P. n. 9/2018 (“Territorio e Paesaggio”), la quale non contempla una corrispondente deroga ai fini del calcolo del volume urbanistico ma si limita a prevedere - all’articolo 81, lettera e) - che “per gli interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche” non è dovuto il contributo sul costo di costruzione. Nessuna eccezione risulta inoltre contenuta - a questo proposito - nel regolamento di esecuzione in materia edilizia di cui al D.P.P. n. 24/2020, il quale di-spone soltanto che “le opere necessarie ad adeguare edifici esistenti alle norme in materia di preven-zione incendi ed eliminazione delle barriere architettoniche” possono essere realizzate anche in deroga alla distanza dai confini o a quelle tra edifici di cui ai piani comunali, fermo restando in ogni caso l’obbligo di rispettare le distanze prescritte dal Codice Civile (in questo senso si veda anche la circo-lare della Ripartizione Natura, Paesaggio e Sviluppo del Territorio n. 1/2020 del 27.10.2020 sul calcolo del volume urbanistico). Si osservi nondimeno che in materia di accessibilità e fruibilità degli edifici da parte delle persone con disabilità motorie trovano al tempo stesso applicazione le disposizioni della L.P. n. 7/2002 (“Disposizioni per favorire il superamento o l’eliminazione delle barriere architetto-niche”) e del relativo regolamento di esecuzione di cui al D.P.G.P. n. 54/2009, nonché - per quanto non previsto dalla suddetta disciplina - quelle degli articoli 77 ss. del T.U. dell’Edilizia (D.P.R. n. 380/2001) e del D.M. n. 236/1989 ("Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, adattabi-lità e visitabilità degli edifici privati ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architetto-niche”), le quali esprimono al riguardo un generale favor nei confronti degli interventi per il superamen-to delle barriere allo scopo di favorire o comunque incentivare la mobilità dei disabili. L’articolo 4 della citata L.P. n. 7/2002 (“Coordinamento con le norme edilizie”) stabilisce in particolare che “le norme in materia di superamento o eliminazione delle barriere architettoniche prevalgono sulle disposizioni conte-nute nei regolamenti edilizi comunali e sui piani e programmi urbanistici contrastanti con esse”, lascian-do in tal modo intendere che le opere giustificate da tale finalità - laddove necessario - possono rea-lizzarsi anche in deroga ai parametri urbanistici vigenti. Ad ogni modo, si fa presente, anche allo sco-po di tener conto delle istanze emerse nella prassi applicativa delle amministrazioni locali, è attual-mente in previsione una modifica dell’art. 2, comma 1, lett. g) del citato regolamento n. 24/2020, per effetto della quale la definizione di “volumetria urbanistica” ivi contenuta dovrebbe essere integrata con la previsione espressa dell’esclusione degli interventi e dei volumi tecnici indispensabili per ade-guare edifici esistenti alle norme che disciplinano la prevenzione antincendio e l’eliminazione di barrie-re architettoniche. Ciò anche in coerenza con la costante giurisprudenza secondo la quale i volumi (tecnici) funzionali alla rimozione delle barriere architettoniche, tra cui il vano per la realizzazione dell’ascensore in un edificio esistente, non assumono rilevanza autonoma sotto il profilo urbanistico a condizione che assolvano unicamente a tale funzione e siano conformi alle normative tecniche a tal fine prescritte (sul punto v. ad es. C. Stato, n. 3059/2016).
- Data: 15.12.2020
- [Urbanistica]
Abitazioni per residenti - Trasferimento del vincolo ex art. 39/2 L.P. 9/2018
1) In seguito all'entrata in vigore della nuova legge provinciale Territorio e Paesaggio è ancora ammissibile il trasferimento da una particella edificiale ad un'altra di un vincolo di convenzionamento abitativo a suo tempo annotato ai sensi dell'articolo 79 della L.P. n. 13/1997?
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1) L'articolo 39, comma 2 della L.P. n. 9 del 10.07.2018 (Territorio e Paesaggio - LPTP) consente a una persona che sia già proprietaria di un'abitazione adeguata al proprio fabbisogno (ai sensi del comma 1 del medesimo articolo) di occupare comunque un'abitazione vincolata nello stesso Comune "a condizione che assuma gli impegni [di occupazione dell'alloggio] con riferimento all'abitazione" attualmente libera, a carico della quale verrà quindi annotato un nuovo vincolo "in cambio" della cancellazione di quello precedente. Tale possibilità, originariamente prevista anche dal comma 15 dell'articolo 79 della L.P. n. 13/1997, era stata successivamente soppressa con L.P. n. 3/2007, così che per i vincoli annotati ai sensi di quest'ultima l'occupazione da parte di soggetti già proprietari di un alloggio adeguato doveva in genere considerarsi preclusa. Per effetto del richiamato comma 2 dell'articolo 39 della L.P. n. 9/2018, un'analoga facoltà di "scambio" tra abitazioni libere e abitazioni vincolate è stata infine espressamente reintrodotta con specifico (ed esclusivo) riferimento alle "abitazioni riservate ai residenti" di cui al medesimo articolo. L'articolo 103, comma 6/bis della L.P. n. 9/2018 stabilisce inoltre che "per tutte le abitazioni per le quali prima del 1° luglio 2020 sono stati assunti i vincoli di cui all'art. 79 della L.P. 11 agosto 1997, n. 13, nel testo vigente fino al 30 giugno 2020, si continuano ad applicare le disposizioni fino ad allora vigenti". In mancanza di una previsione espressa di diverso tenore, deve quindi ritenersi che ai vincoli a suo tempo annotati in base all'articolo 79 della L.P. n. 13/1997 continui ad applicarsi la disciplina fino a quel momento in vigore come richiamata dalla disposizione transitoria di cui al citato articolo 103, comma 6/bis LPTP, la quale non ammetteva - nel senso suddetto - il trasferimento del vincolo.
Comune di Appiano
- Data: 1.12.2020
- [Titoli abilitativi]
Sostituzione di impianti termici - Titolo edilizio - Segnalazione certificata per l'agibilità
Con riferimento all'art. 82, comma 2, lett. c) della L.P. n. 9/2018, si chiede di precisare se in caso di sostituzione di un impianto termico in un edificio esistente (autorizzata con CILA) sia necessario presentare una segnalazione certificata per l'agibilità dell'edificio o se possa essere sufficiente - ferma restando la necessità di una licenza d'uso per gli impianti di potenza maggiore ai sensi della L.P. n. 18/1992 - una dichiarazione relativa alla fine dei lavori corredata dalla documentazione tecnica sulla conformità dell'impianto ai requisiti per lo stesso prescritti.
Ai sensi dell'art. 82, comma 1 della L.P. 10 luglio 2018, n. 9 (Territorio e Paessaggio - di seguito: LPTP), "la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati [...], nonché la conformità dell'opera al progetto presentato e la sua agibilità" devono essere attestate - entro 15 giorni dall'ultimazione dei lavori di finitura dell'intervento - "mediante segnalazione certificata" presentata dal richiedente, la quale sostituisce in questo senso la licenza d'uso/certificato di abitabilità rilasciato dal Comune ai sensi del previgente art. 131 della L.P. n. 13/1997. A tal fine, alla stessa segnalazione certificata per l'agibilità dell'edificio dev'essere allegata l'attestazione del direttore dei lavori (ovvero - in mancanza - di un professionista abilitato) che asseveri "la sussistenza delle condizioni di cui al comma 1, nonché dalle dichiarazioni di conformità, dai certificati e dai documenti stabiliti dalla normativa vigente" (art. 82, comma 2/bis). Fermo restando il divieto di utilizzare l'edificio in assenza della segnalazione certificata dell'agibilità, le singole ipotesi in cui quest'ultima è prescritta si trovano poi elencate - in modo puntuale - nel secondo comma del già richiamato art. 82, ai sensi del quale la presentazione della segnalazione certificata per l'agibilità risulta obbligatoria nei seguenti casi: "a) nuove costruzioni; b) ricostruzioni o sopraelevazioni, totali o parziali; c) interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di cui al comma 1; d) singoli edifici o singole porzioni della costruzione, purché funzionalmente autonome, qualora siano state realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione primaria relative all'intero intervento edilizio e siano state completate e collaudate le parti strutturali connesse, nonché siano stati collaudati gli impianti relativi alle parti comuni; e) singole unità immobiliari, purché siano state completate e collaudate le opere strutturali, le parti comuni e le opere di urbanizzazione primaria dichiarate funzionali rispetto all'edificio". Come si ricava in particolare dalla lett. c) della suddetta elencazione, quindi, l'elemento determinante ai fini dell'obbligo di presentare la segnalazione certificata per l'agibilità dell'edificio (o parte dello stesso) non consiste tanto nella tipologia di intervento o nel titolo edilizio per questo necessario, quanto piuttosto nella circostanza - da valutarsi caso per caso - che i lavori effettuati possano incidere "sulle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati"; il che può evidentemente verificarsi anche nel caso di interventi "minori", come quelli di manutenzione straordinaria o di restauro e risanamento conservativo di un edificio preesistente, i quali possono pertanto richiedere - in alcuni casi - un'attestazione dell'agibilità ulteriore ed autonoma rispetto a quella eventualmente già esistente per il medesimo edificio (in questo senso si veda anche C. Stato, sent. n. 1120/2014). Coerentemente con la funzione della segnalazione certificata per l'agibilità, la giurisprudenza ha tuttavia precisato che il relativo obbligo si pone di regola soltanto in presenza di interventi che riguardino - almeno in parte - la struttura del fabbricato, posto che in caso contrario difficilmente i lavori eseguiti potrebbero incidere in modo rilevante sulle condizioni di sicurezza, igiene e salubrità dell'edificio. Lo stesso obbligo, di conseguenza, può di regola escludersi qualora il titolo edilizio e i lavori eseguiti interessino esclusivamente l'interno della struttura e non comportino una modifica della destinazione d'uso dei locali interessati (così ad es. T.A.R. Toscana, sent. n. 634/2018: "[...] gli interventi che rendono obbligatoria una nuova valutazione dell'agibilità sono sostanzialmente quelli che hanno carattere "strutturale" e quelli che danno adito ad un mutamento della destinazione d'uso"). In questo senso, per quanto l'art. 82 LPTP si riferisca espressamente alla modifica delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità degli edifici "e degli impianti in essi installati", può ritenersi che anche la semplice manutenzione ordinaria per la sostituzione di impianti termici negli edifici esistenti non imponga di regola la presentazione di una nuova segnalazione certificata per l'agibilità dell'edificio, essendo a tal fine sufficiente l'attestazione di un tecnico abilitato in ordine alla conformità dell'impianto medesimo alle relative prescrizioni (ivi comprese quelle in materia di prevenzione degli incendi di cui alla L.P. n. 18/1992). Il che appare tra l'altro confermato - quanto meno indirettamente - dal fatto che il comma 2 del citato art. 82, nell'indicare i soggetti obbligati a presentare la segnalazione certificata per l'agibilità dell'edificio, si riferisca esclusivamente al titolare del permesso di costruire e al soggetto che ha presentato la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), lasciando con ciò intendere che la stessa segnalazione per l'agibilità non è invece normalmente prescritta laddove i lavori sull'edificio esistente siano stati autorizzati (come di regola avviene nel caso di interventi di manutenzione ordinaria) mediante semplice CILA.
San Martino in Badia
- Data: 2.12.2020
- [Urbanistica]
Titoli edilizi / Eingriffsgenehmigungen
Der Eigentümer eines geschlossenen Hofes möchte einen Unterstand für seine Tiere (Alpakas 1-2 GVE) errichten. Dieser Unterstand soll auf einer Weide ca. 1 km von der Hofstelle entfernt (laut BLP Landwirtschaftsgebiet) errichtet werden. Weiters soll auf diesem Unterstand ein Lager für Heu und Kraftfutter errichtet werden, da im Winter dieser Unterstand mit Fahrzeugen nicht erreichbar ist. Ist die Errichtung eines Unterstandes für Tiere mit den Maßen von ca. 4 m x 5 m und 3 m Höhe und auf 3 Seiten offen möglich? Welche gesetzliche Bestimmung ist hier anzuwenden? Ist es möglich auf diesem Unterstand noch ein Lager für Heu und Kraftfutter mit den Maßen von ca. 4 m x 5 m und 3 m Höhe zu errichten?
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Für die Errichtung eines Viehunterstands ist auf Art. 37 Absatz 2 des Landesgesetzes „Raum und Landschaft" vom 10. Jui 2018, Nr. 9, (LGRL) Bezug zu nehmen. Gemäß der genannten Bestimmung können innerhalb und außerhalb des Siedlungsgebietes Baulichkeiten für die Bewirtschaftung in der Größe errichtet werden, die für eine rationelle Bewirtschaftung des landwirtschaftlichen Betriebes erforderlich ist. Diese Wirtschaftsgebäude müssen grundsätzlich an der Hofstelle errichtet werden: Dies lässt sich aus Art. 12 Absatz 1 des D.LH. vom 7. Mai 2020, Nr. 17, ableiten, wonach als Hofstelle der Ort gilt, an dem die zum landwirtschaftlichen Betrieb gehörenden Wohn- und Wirtschaftsgebäude stehen. Der Absatz 2 von Art. 12 spezifiziert, dass bei der Errichtung von Gebäuden an der Hofstelle die maximale Entfernung zu einem bestehenden Gebäude nicht mehr als 40 Meter betragen darf. Davon abgesehen werden kann in Ausnahmefällen aus Gründen des Denkmalschutzes, des Landschafts- und Ensembleschutzes, aus betriebstechnischen und raumplanerischen Überlegungen oder aufgrund von Gefahrensituationen, wenn es auch mit verschiedenen zeitlich gestaffelten Maßnahmen technisch nicht möglich oder wirtschaftlich nicht vertretbar ist, ein mittleres spezifisches Risiko (Rs2) oder ein geringeres Risiko zu gewährleisten. Die jeweils zuständige Fachabteilung des Landes muss bestätigen, dass eine Ausnahmesituation vorliegt.
Gemeinde St. Pankraz
- Data: 3.11.2020
- [Titoli abilitativi]
1) Unterliegen die Eingriffe laut Anhang A des Landesgesetzes vom 10. Juli 2018, Nr. 9 einer BBM oder einer ZeMeT?
2) Wie sollen Bagatelleingriffe behandelt werden? Reicht hierfür eine einfache Mitteilung (Abgabe der Unterlagen bei der Gemeinde oder Übermittlung mittels zertifizierter elektronischer Post) oder braucht es eine BBM?
3) Unterliegen die Eingriffe laut Anhang B des Landesgesetzes vom 10. Juli 2018, Nr. 9, einer Baugenehmigung, einer ZeMeT oder einer BBM ?
1) Der Art. 66 Abs. 1 des Landesgesetzes vom 10. Juli 2018, Nr. 9 („Raum und Landschaft", in der Folge LGRL) sieht vor: „(1) Keiner landschaftsrechtlichen Genehmigung bedarf es für Maßnahmen und Tätigkeiten, durch die der Zustand der Orte und das äußere Erscheinungsbild der Gebäude nicht verändert werden, sowie für die Maßnahmen und Tätigkeiten, die im Anhang A zu diesem Gesetz aufgelistet sind. Die spezifischen Nutzungsvorschriften, die in Bezug auf die Landschaftsgüter laut Artikel 11 festgeschrieben sind, werden dadurch nicht berührt [...]." Der Art. 66 Abs. 2 des LGRL präzisiert weiters: „Aufrecht bleibt die Genehmigungspflicht im Sinne der Landesbestimmungen in den Bereichen Forstwesen, Umweltschutz und Denkmalschutz sowie für Maßnahmen und Tätigkeiten, welche geschützte Lebensräume und Arten gemäß Landesgesetz vom 12. Mai 2010, Nr. 6, in geltender Fassung, betreffen."
Der Anhang A listet also jene Eingriffe auf, die keiner landschaftsrechtlichen Genehmigung unterliegen. Die Frage, ob es sich um einen - auch in baurechtlicher Hinsicht - freien Eingriff handelt oder ob ein Baurechtstitel für den Eingriff erforderlich ist (Baugenehmigung, zertifizierte Meldung des Tätigkeitsbeginns, sprich: ZeMeT oder beeidigte Baubeginnmitteilung, sprich:BBM) lässt sich nur unter Zuhilfenahme des Art. 71 in Verbindung mit Anhang C (freie Baumaßnahmen) und des Art. 72 in Verbindung mit den Anhängen D (Maßnahmen, für die eine Baugenehmigung vorgeschrieben ist) und E (Maßnahmen, für die eine ZeMeT vorgeschrieben ist) klären. Eine BBM ist dann vorgeschrieben, falls es sich um Maßnahmen handelt, die nicht in den Anhängen C, D und E aufgelistet sind.
2) Die sog. Bagatelleingriffe laut Art. 1 Abs. 1 Buchstabe a), b), c), d), e) und f) des D.L.H. vom 6. November 1998, Nr. 33 können weiterhin auf Antrag der interessierten Person unmittelbar vom Bürgermeister ermächtigt werden. Dieser erteilt - wie bisher - die Zustimmung zum Bagatelleingriff in landschaftlicher, forstlicher und urbanistischer Hinsicht. Hierzu ist ein entsprechender Antrag außerhalb des SUE/ESB Portals einzureichen. Der Antrag soll in digitaler Form bei der Gemeinde eingereicht werden.
3) Laut Art. 67 Abs. 1 des LGRL gilt: „Die landschaftsrechtliche Genehmigung für die im Anhang B zu diesem Gesetz aufgelisteten Eingriffe wird vom Direktor/von der Direktorin der für Natur, Landschaft und Raumentwicklung zuständigen Landesabteilung erteilt. Der Abs. 2 präzisiert: „Für jene Eingriffe, die nicht im Anhang B aufgelistet sind, ist die Befugnis zur Erteilung der Genehmigung den Gemeinden übertragen." Auch in diesem Fall gilt, dass die Frage, ob es sich um einen freie Baumaßnahme in baurechtlicher Hinsicht (Anhang C) handelt, oder um einen Eingriff, der eine Baugenehmigung (Anhang D) oder eine ZeMeT (Anhang E) oder eine BBM (für Eingriffe, die nicht in die Anhänge C, D und E fallen) erfordert, immer getrennt zu bewerten ist. Die landschaftsrechtliche Genehmigung wird in der Regel mittels Verwendung der Vordrucke für die Anträge auf Baugenehmigung, für die ZeMeT oder BBM über das SUE/ESB Portal beantragt. Nur wenn es sich um einen baurechtlich freien Eingriff laut Anhang C handelt, ist der Vordruck für den Antrag um landschaftsrechtliche Genehmigung zu verwenden.
Gemeinde St. Ulrich- Data: 20.10.2020
- [Urbanistica]
Erweiterung von Wohngebäuden gemäß Art. 17 Absatz 5 des L.G. Nr. 9/2018/ Ampliamento di edifici destinati ad abitazioni ai sensi dell'art. 17, co. 5 della l.p. n. 9/2018
Die Erweiterungsmöglichkeit im Sinne von Art. 17 Abs. 5 des LG. 8/2019 gilt für Wohngebäude, die seit 24. Oktober 1973 mit einer Baumasse von mindestens 300 m³ bestehen. Im nunmehr abgeschafften L.G. 13/1997 war unter Art. 107 Abs. 16 neben der Voraussetzung des Bestehens zum 24. Oktober 1973 explizit auch das Vorhandensein einer vor diesem Datum ausgestellten Baukonzession ausreichend, um bestehende Wohngebäude zu erweitern. Gilt das Vorhandensein der Baukonzession vor dem Stichdatum als ausreichende Voraussetzung zur Erweiterung? Falls die Baukonzession nicht ausreichend ist, wie kann der Nachweis über das Bestehen der Mindestbaumasse zum Stichtag erfolgen?
Das Vorhandensein einer Baukonzession vor dem Stichdatum 23. Oktober 1973 kann nicht als ausreichende Voraussetzung für die Inanspruchnahme der Erweiterungsmöglichkeiten von Art. 17 Absatz 5 des Landesgesetzes „Raum und Landschaft" vom 10. Juli 2018, Nr. 9 (LGRL) angesehen werden. Vielmehr ist davon auszugehen, dass der Gesetzgeber, der in Art. 17 Absatz 4 ein grundsätzliches Bauverbot auf den Natur- und Agrargebieten laut Art. 13 LGRL vorgesehen hat, die Bautätigkeiten - im Vergleich zur früheren Regelung - eingrenzen wollte. Tatsächlich dürfen auf den Natur- und Agrarflächen Bautätigkeiten nur in den ausdrücklich geregelten Ausnahmefällen durchgeführt werden. Die entsprechenden Ausnahmebestimmungen sind restriktiv auszulegen (siehe dazu folgende Urteile: VwG Bozen Nr. 87/2020, Nr. 118/2012 und Nr. 169/2019; siehe zur restriktiven Auslegung VwG Bozen Nr. 48/2006, Nr. 467/2006, Nr. 97/2012, Nr. 362/2013, Nr. 314/2016 und Nr. 265/2018.) Die Bestimmung des Art. 17 Absatz 5 des Landesgesetzes vom 10. Juli 2018, Nr. 9 lehnt sich im Wesentlichen an die ursprüngliche Formulierung von Art. 107 Absatz 16 (vor der Änderung mit Art. 41 des Landesgesetzes vom 31. März 2003, Nr. 5) des nunmehr aufgehobenen Landesraumordnungsgesetzes vom 11. August 1997, Nr. 13 an. In der genannten Bestimmung war vorgesehen: „Einzelne Wohngebäude, die am 24. Oktober 1973 im landwirtschaftlichen Grün bestanden haben und deren Gesamtbaumasse weniger als 850 m³ beträgt, können auf 850 m³ erweitert werden." Der Begriff „bestehendes Wohnhaus" wurde damals in mehreren Gutachten des Amtes für Rechtsangelegenheiten der Urbanistik so ausgelegt, dass das Gebäude am 24.10.1973 alle Voraussetzungen aufweisen musste, um als Wohnhaus benutzt werden zu können. Das Wohnhaus musste am Stichdatum bezugsfertig errichtet worden sein, das Vorhandensein einer Bewohnbarkeitserklärung bzw. Benutzungsgenehmigung wurde aber (mit Verweis auf ein Urteil des Staatsrates vom 29.12.1985, Nr. 485) als nicht notwendig erachtet (siehe u.a. das Gutachten vom 12.09.1995 für die Gemeinde Pfalzen, siehe auch das Urteil des Verwaltungsgericht Bozen Nr. 188/2001). Diese Auslegung kann auch für die Bestimmung von Art. 17 Absatz 5 des LGRL herangezogen werden.
Gemeinde Klausen
- Data: 20.10.2020
- [Strumenti di pianificazione]
Ausweisung von Tourismusentwicklungsgebieten/ Individuazione di zone di sviluppo turistico
Welche Voraussetzungen müssen für die Ausweisung einer neuen Tourismuszone (angrenzend an eine bestehende Wohnbauzone) vorliegen? Muss die Gemeinde laut Art. 19 den Planungsmehrwert anwenden? Falls zutreffend, muss dieser vor Einleitung des Verfahrens bestimmt und an die Gemeinde bezahlt werden?
Sondernutzungsgebiete gemäß Art. 22 Absatz 1 Buchstabe c) des Landesgesetzes „Raum und Landschaft" vom 10. Juli 2018, Nr. 9 (LGRL), welche für die Tourismusentwicklung bestimmt sind, werden als Tourismusentwicklungsgebiete bezeichnet. Wie für alle anderen Baugebiete gelten auch für die Tourismusentwicklungsgebiete die Planungsgrundsätze laut Art. 22 Abs. 3 und 4 des LGRL. Dies bedeutet, dass Tourismusentwicklungsgebiete homogen, kompakt und geschlossen abzugrenzen sind und die jeweiligen urbanistischen Parameter so festgelegt werden müssen, dass die Einfügung in die umliegende Siedlungsstruktur und Landschaft sichergestellt ist. Neue Tourismusentwicklungsgebiete müssen grundsätzlich an bestehende Baugebiete anschließen. In Gebieten, die von der Landesregierung als touristisch stark entwickelt oder touristisch entwickelt eingestuft sind, ist die Ausweisung von Tourismusentwicklungsgebieten außerhalb des Siedlungsgebietes nur auf Flächen zulässig, die bereits mit Baumasse der Zweckbestimmung Gastgewerbe bebaut sind bzw. daran angrenzend. Dies legt Art. 34 Absatz 3 des LGRL fest. Der Art. 34 Absatz 2 LGRL sieht vor, dass die Ausweisung von Tourismusentwicklungsgebieten nur in Gemeinden mit Tourismusentwicklungskonzept laut Art. 51 Absatz 5 Buchstabe g) des LGRL zulässig ist. Das Tourismusentwicklungskonzept ist gemäß der genannten Bestimmung einer der Inhalte des Gemeindeentwicklungsprogramms für Raum und Landschaft und ist nach dem von Art. 51 vorgesehenen Verfahren zu erarbeiten, wobei die Landesregierung die Richtlinien für die Ausarbeitung des Tourismusentwicklungskonzepts festlegen wird. Dies ist bislang noch nicht erfolgt. Aus den genannten Gründen ist die Ausweisung eines Tourismusentwicklungsgebiets derzeit nicht möglich. Im Hinblick auf eine zukünftige Ausweisung eines Tourismusentwicklungsgebiets sind die Bestimmungen über die Einhebung des Planungsmehrwerts durch die Gemeinde gemäß Art. 19 LGRL zu berücksichtigen. Für Tourismusentwicklungsgebiete muss die Gemeinde einen Geldbetrag einheben, der 30 Prozent des Marktwertes der von der Planungsmaßnahme betroffenen Flächen beträgt (Art. 19 Absatz 4 LGRL). In diesem Fall ist für die Planungsmaßnahme der Sichtvermerk des für Schätzungswesen zuständigen Landesamtes oder eines/einer befähigten freiberuflich Tätigen mit beeideter Schätzung hinsichtlich der Angemessenheit des Betrages erforderlich. Zur Förderung strukturschwacher Gebiete kann im Gemeindeentwicklungsprogramm vorgesehen werden, dass die Ausweisung von Sondernutzungsgebieten für die Entwicklung von Tourismus von den in diesem Artikel vorgesehenen Verpflichtungen ausgenommen ist.
Gemeinde Ulten, Gemeinde Plaus, Gemeinde Tscherms
- Data: 20.10.2020
- [Titoli abilitativi]
Landschaftsrechtliche Genehmigung / Rechtswirkungen - Autorizzazione paesaggistica / Effetti
Ist der Art. 14 Abs. 1 des LGRL so zu verstehen, dass nur in den Gebieten und Zonen laut Art. 11, 12 und 13 eine landschaftsrechtliche Genehmigung notwendig ist? Infolgedessen wäre in allen Bauzonen keine landschaftsrechtliche Genehmigung notwendig.
- Der Artikel 14 des Landesgesetzes „Raum und Landschaft“ vom 10. Juli 2018, Nr. 9 (LGRL), regelt die „Rechtswirkung der landschaftlichen Unterschutzstellung“. Die bedeutendste Rechtswirkung der Unterschutzstellung besteht darin, dass landschaftlich geschützte Gebiete und Liegenschaften nicht ohne landschaftsrechtliche Genehmigung laut Art. 65 des LGRL verändert werden dürfen. Eine landschaftsrechtliche Genehmigung ist daher immer dann erforderlich, wenn die betroffenen Flächen landschaftlich geschützt sind. Dies trifft auf die im Landschaftsplan ausgewiesenen und geregelten Landschaftsgüter laut Art. 11, auf die gesetzlich geschützten Güter gemäß Art. 12 und auf die Natur- und Agrarflächen gemäß Art. 13 des LGRL zu. Letztere werden im Landschaftsplan festgelegt, abgegrenzt und geregelt. Bis zur Anpassung der landschaftlichen Planungsinstrumente an das neue LGRL gelten im Sinne der Übergangsbestimmung von Art. 4 des D.LH. Nr. 24/2020 weiterhin die den Widmungskategorien entsprechenden am 30. Juni 2020 geltenden Durchführungsbestimmungen der Bauleitpläne, soweit mit den genehmigten landschaftlichen Unterschutzstellungen vereinbar. Was die Bauzonen betrifft, sind die Bestimmungen der Landschaftspläne der Gemeinden zu berücksichtigen. Diese sehen zum Teil vor (z.B. in der Gemeinde Wengen), dass die Gebiete von landschaftlichem Interesse, das gesamte Gemeindegebiet mit Ausnahme der Wohnbau- und Gewerbegebiete mit genehmigtem Durchführungsplan umfassen. Es muss aber berücksichtigt werden, dass gemäß Art. 103 Absatz 10 des LGRL für alle Flächen, welche zum Zeitpunkt des Inkrafttretens dieses Gesetzes als Baugebiet ausgewiesen sind, die Regelung von Art. 47 Absatz 1 Buchstabe e) LGRL gilt. Dies bedeutet, dass „Maßnahmen nach Feststellung ihrer Übereinstimmung mit den Vorgaben der Landschaftsplanungsinstrumente im Rahmen des gewöhnlichen Verfahrens zur Erteilung der baulichen Eingriffsermächtigung durchgeführt werden können“; anders ausgedrückt: Es ist keine landschaftsrechtliche Ermächtigung als eigenes Dokument erforderlich, sondern die landschaftliche Bewertung kann im Rahmen des Verfahrens zur Erteilung des Baurechtstitels erfolgen.
- Data: 6.10.2020
- [Titoli abilitativi]
Genehmigungsverfahren für Bienenstände / Procedura abilitativa per la realizzazione di apiari
Ein Bürger möchte einen neuen Bienenstand im Waldgebiet außerhalb des Siedlungsgebietes errichten, unter welches Baugenehmigungsverfahren fällt dieses Vorhaben mit dem neuen LG. Nr. 9/2018?
Bienenstände konnten bislang als sogenannte „Bagatelleingriffe“ gemäß Art. 1 Absatz 1 Buchstabe y) des D.LH. vom 6. November 1998, Nr. 33, genehmigt werden, sofern sie den von der Landesregierung genehmigten Richtlinien (Beschluss der Landesregierung Nr. 1665 vom 22.06.2009) entsprachen. Gemäß Art. 103 Abs. 11 und Art. 105 Abs. 4 des Landesgesetzes „Raum und Landschaft“ vom 10. Juli 2018, Nr. 9 (LGRL) können nunmehr lediglich die Eingriffe laut Art. 1 Abs. 1 Buchstaben a) bis f) des D.L.H. Nr. 33/1998 als „Bagatelleingriffe“ genehmigt. werden. In Bezug auf die landschaftsrechtliche Ermächtigung ist für Bienenstände der Erlass neuer Richtlinien vorgesehen – siehe Anhang A – A 19) d). Diese Richtlinien sollen die Eigenschaften (Bauweise, Ausmaß, Voraussetzungen usw.) der Bienenstände festlegen, die keiner landschaftsrechtlichen Ermächtigung unterliegen. Diese Richtlinien liegen noch nicht vor, sodass derzeit jedenfalls eine landschaftsrechtliche Ermächtigung erforderlich ist. Was die baurechtliche Genehmigung betrifft, sind Bienenstände als Neubaumaßnahmen im Sinne von Art. 62 Absatz 1 Buchstabe e) LGRL anzusehen, die einer Baugenehmigung unterliegen. Dies gilt sowohl für Bienenstände, die als fix am Boden verankerte Bauten verwirklicht werden (siehe Art. 62 Absatz 1 Buchstabe e) Ziffer 1) LGRL), als auch für dauerhaft abgestellte Leichtkonstruktionen, Wagenanhänger o.ä. (Art. 62 Absatz 1 Buchstabe e) Ziffer 5) LGRL). Lediglich zeitlich beschränkt abgestellte sogenannte „Wanderbienenstände“ (in der Regel Bienenstöcke mit einer Plane o.ä. als Regenschutz) können als freier Eingriff im Sinne von Anhang C – C 5) angesehen werden („Bauarbeiten zum Zweck der Erfüllung objektiver dringender und vorübergehender Bedürfnisse, welche nach Ende der Notwendigkeit und jedenfalls innerhalb einer Frist von nicht mehr als 90 Tagen unverzüglich entfernt werden.“). Es wird ergänzt, dass für die Widmungskategorien der Natur- und Agrarflächen gemäß Art. 13 des LGRL, wozu auch das Waldgebiet zählt, in der Übergangsbestimmung von Art. 4 des D.LH. Nr. 24/2020 die weitere Anwendung der den Widmungskategorien entsprechenden am 30. Juni 2020 geltenden Durchführungsbestimmungen der Bauleitpläne vorgesehen ist, soweit mit den landschaftlichen Unterschutzstellungen vereinbar. Dies bis zur Anpassung der landschaftlichen Planungsinstrumente an die Vorgaben des Landesgesetzes Nr. 9/2018.
Gemeinde Percha
- Data: 6.10.2020
- [Strumenti di pianificazione]
Freie Baumaßnahmen / Weidezelte - Interventi liberi/ tende per bestiame
Fallen Weidezelte unter freie Eingriffe oder braucht es dafür eine landschaftsrechtliche oder andere Genehmigung? Sie werden ohne Fundament und Bodenversiegelung aufgestellt.
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Als freie Eingriffe gelten gemäß Art. 71 des Landesgesetzes „Raum und Landschaft“ vom 10. Juli 2018, Nr. 9 (LGRL), ausschließlich jene Maßnahmen, die im Anhang C zum LGRL angeführt sind. Dies gilt für Zelte, die für vorübergehende Bedürfnisse aufgestellt werden (z.B. für eine Veranstaltung), und nach Ende der Notwendigkeit, spätestens aber nach 90 Tagen unverzüglich entfernt werden – siehe C 5). Wenn ein „Weidezelt“ dieselbe Funktion erfüllt wie ein Stall bzw. ein Viehunterstand, d.h. auf den dauerhaften Zweck der Unterbringung von Weidevieh ausgerichtet ist, handelt es sich hingegen nicht um einen freien Eingriff, sondern um eine Neubaumaßnahme. Gemäß Art. 62 Absatz 1 Buchstabe e) Ziffer 5 gelten auch „Leichtkonstruktionen“ und „Fertigbauten“, die für einen dauerhaften Zweck („Wohnung, Arbeitsplatz, Lager, Magazin oder Ähnliches“) verwendet werden, als Neubaumaßnahmen und unterliegen gemäß Art. 72 des LGRL einer Baugenehmigung (Anhang D – D1). Entscheidend sind demnach nicht die Bauweise oder das verwendete Material, sondern der Zweck, den ein Bauwerk erfüllt. Was nunmehr vom LGRL vorgesehen ist, entspricht der gefestigten Rechtsprechung – siehe z.B. das Urteil des Verwaltungsgerichts Bozen Nr. 216/2010: „Gemäß gefestigter Rechtssprechung bedürfen nur Baulichkeiten, welche für einen ganz bestimmten Zweck und für eine objektiv befristete Zeit erstellt werden, keiner Baukonzession, wobei diese Begriffe restriktiv auszulegen sind und es unerheblich ist, ob solche Bauwerke fix mit dem Boden verbunden sind bzw. leicht beseitigt werden können oder ob sie nur dort hingestellt werden. Ausschlaggebend für die Bewertung, ob eine Baukonzession vorgeschrieben ist oder nicht, ist vor allem die zuerkannte Zweckbestimmung und das Interesse, welches damit verfolgt werden soll, um eben die zeitlich beschränkte Nutzung und vor allem die Vorläufigkeit derselben zu bestimmen. So fallen unter solchen Vorhaben Zelte für die Abhaltung von Veranstaltungen, die Erstellung von Baracken für die Aufrechterhaltung von Baustellen u. dgl. […]“.
Es wird ergänzt, dass gemäß Art. 14 des LGRL für Eingriffe auf landschaftlich geschützten Flächen grundsätzlich eine landschaftsrechtliche Genehmigung erforderlich ist. Die Rechtsprechung legt in Bezug auf die Notwendigkeit der landschaftsrechtlichen Genehmigung strengere Maßstäbe an als für die urbanistischen Belange, wie beispielsweise dem Urteil des Verwaltungsgerichts Kampanien, Napoli Sez. III, 13.01.2016, Nr. 137 entnommen werden kann: „Ai fini dell'autorizzazione paesaggistica, a differenza delle valutazioni prettamente urbanistico edilizie, è irrilevante che la compromissione del vincolo sia realizzata per mezzo di opere stabili o precarie, in quanto risulta decisivo l'effetto di alterazione dello stato preesistente (D.Lgs. n. 42/2004, Codice dei beni culturali).” Gemäß Art. 66 Absatz 1 des LGRL bedarf es nur dann keiner landschaftsrechtlichen Genehmigung, wenn der „Zustand der Orte und das äußere Erscheinungsbild der Gebäude nicht verändert werden“ sowie in den von Anhang A zum LGRL aufgelisteten Fällen; siehe z. B. A 16) „temporäre Besetzung von privaten, öffentlichen oder für öffentliche Nutzung bestimmten Flächen für Einrichtungen oder einfache Bauwerke, die am Boden befestigt werden ohne Mauerwerk oder Fundamente, für Veranstaltungen, Vorführungen, Events oder Ausstellungen und Verkauf von Waren, beschränkt auf die Dauer der Veranstaltung, jedenfalls für einen Zeitraum von nicht mehr als 120 Tagen im Kalenderjahr; oder
A 17) „Einrichtungen im Außenraum für wirtschaftliche Tätigkeiten wie Speis- und Schankbetriebe, Handelstätigkeiten, Fremdenverkehr und Beherbergung, Sport- und Freizeittätigkeiten, bestehend aus einfach entfernbaren Elementen wie Zeltdächer, Plattformen, seitliche Windschutzelemente, Elemente zur Gestaltung, Beschattung oder andere leichte Abdeckungen, ohne Mauerwerk oder Bauteile, die fix mit dem Boden verankert sind; ausgenommen im alpinen Grün;“ Für ein dauerhaft errichtetes Weidezelt im landschaftlich geschützten Bereich (alpines Grünland, Landwirtschaftsgebiet etc.) ist hingegen eine landschaftsrechtliche Ermächtigung erforderlich ist. Die Errichtung eines Weidezelts setzt weiters das Vorhandensein der Voraussetzungen für die Errichtung von landwirtschaftlichen Gebäuden gemäß Art. 37 des LGRL voraus und muss mit den landschaftlichen Unterschutzstellungsbestimmungen und den Durchführungsbestimmungen zum Bauleitplan im Einklang stehen. Tatsächlich ist für die Widmungskategorien der Natur- und Agrarflächen in der Übergangsbestimmung von Art. 4 des D.LH. Nr. 24/2020 vorgesehen, dass weiterhin die den Widmungskategorien entsprechenden am 30. Juni 2020 geltenden Durchführungsbestimmungen der Bauleitpläne gelten, soweit mit den auf der Grundlage des Landesgesetzes vom 25. Juli 1970, Nr. 16, in geltender Fassung, genehmigten landschaftlichen Unterschutzstellungen vereinbar. Dies, bis zur Anpassung der landschaftlichen Planungsinstrumente und der Parkpläne an die Vorgaben des Landesgesetzes Nr. 9/2018.
- Data: 6.10.2020